I cosiddetti esperti sono davvero gli unici punti di riferimento?

ESPERTI CONTRO INESPERTI

Anche chi è senza titoli e all'apparenza inesperto, a volte è capace di mostrare nuove vie e concetti rivoluzionari

"E ora passiamo la parola all'esperto"
Classica frase pronunciata di continuo in programmi di intrattenimento o divulgazione per presentare un personaggio incaricato di fornire informazioni fruibili dal pubblico. Cosa significa esperto e cosa comporta esserlo? Quali sono le caratteristiche di una persona che può considerarsi esperta?

Alle origini dell'esperienza
La parola esperienza deriva dalla lingua latina ed esprime il concetto dello sperimentare. Chi ha esperienza, quindi, ha sperimentato e sperimenta in prima persona. Questo implica, per l'esperto, l'aver messo in pratica quanto asserisce di conoscere o almeno averne una solida idea basata su contatto diretto con gli elementi della disciplina o dell'ambito di cui parla.
Esperienza vuol dire anche insuccessi, esperimenti andati male, ipotesi poi verificatesi sbagliate, determinazione nel continuare a effettuare test o nel ricercare. Esperienza vuol dire acquisire informazioni, dar loro un qualche ordine, parlare con altre persone del settore, riflettere e capire e insistere nel processo di apprendimento, interiorizzare quanto imparato, senza però arrivare a pensare di sapere ormai tutto. Esperienza vuol dire anche rendersi conto quando una strada per il momento non porta a nulla ed è giunto il momento di cambiare direzione, dando ascolto alla massima "È follia fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi".

L'esperto che merita ascolto
Ha al suo attivo risultati concreti e non si vergogna di eventuali errori e fallimenti del passato che, comunque, hanno contribuito al suo successo. Spesso - ma, purtroppo, non sempre - è capace di spiegare in modo semplice, anche avvalendosi di esempi tratti dalla vita quotidiana. Mostra umiltà nel parlare della propria disciplina ed è in grado di rispondere alle obiezioni. Ha un solido amor proprio che gli permette di difendere le convinzioni che reputa certe. Possiede l'onestà intellettuale di riconoscere di non sapere tutto e che ciò che sa potrebbe essere superato da nuove teorie, scoperte, invenzioni, per le quali mostra curiosità e attenzione, non per intralciarle o avversarle ma per il puro piacere di imparare qualcosa di nuovo.

L'esperto da baraccone
Facile: il dietologo obeso; la psicologa con evidenti turbe psichiche; il consulente finanziario con protesti bancari a diversi zeri e nessun bene mobile e immobile; la sedicente icona di stile che veste come un clown; il giornalista disinformato; l'opinionista che sproloquia basandosi solo su un'incrollabile certezza del sentito dire.
E potremmo continuare.
In altre parole: quando è chiara la discrepanza fra ciò che l'esperto vorrebbe rappresentare e ciò che, in realtà, è. Se è vero il saggio adagio "Insegniamo meglio ciò che abbiamo più bisogno di imparare", lo è ancor più vero per certi esperti dalla discutibile credibilità.
Si dovrebbe sospettare degli esperti aggressivi, che difendono la loro posizione di potere a ogni costo, anche negando l'evidenza o rifiutandosi di ascoltare idee nuove, bollandole come assurde e accogliendole con un sorrisetto di scherno o un atteggiamento di paternale condiscendenza.
Il rifiuto di spiegare qualsiasi concetto con la scusa che è troppo complesso è spesso un altro indicatore di un esperto da baraccone e di una persona che, in fondo, o certi concetti forse non li ha mai davvero capiti nella loro essenza oppure non vuole che la gente li comprenda, al fine di mantenere la sua posizione di potere.

Una posizione di rendita abusiva
Più un ambito risulta di fatto istituzionalizzato - mediante comitati, ordini, albi, associazioni, regolamenti interni, codici etici e deontologici - più è probabile che vi siano continue lotte di potere per ricoprire posizioni di spicco. E non è detto che a vincere queste lotte siano sempre i meritevoli. Come è facile immaginare, può accadere che correnti politiche, al pari di gruppi di interessi economici specifici, esercitino pressioni per sponsorizzare determinate candidature, il tutto col fine di orientare le decisioni e la direzione di interi settori del sapere, dell'industria, dello sport e molti altri.
Gli esperti consultati in questi ambienti potrebbero non essere sempre all'altezza di guidare nella comprensione di un argomento, di un fenomeno o altro.

Gli inesperti scendono in campo
Preferireste un sedicente esperto di filatelia che però non possiede un solo francobollo o un collezionista con decine di album di francobolli da tutto il mondo, che tiene in rigoroso ordine, che ogni tanto apre per osservare e confrontare con quanto riportato sui cataloghi di settore e i libri di storia della filatelia? Il secondo magari non partecipa ai congressi, non ha interesse nell'entrare in associazioni ma, alla fine, viene consultato da un tribunale quando si tratta di stabilire l'autenticità e il valore di un pezzo o di un'intera collezione.
L'apparente inesperto, a volte, ne sa più dell'esperto. Accade anche che l'autodidatta, senza lauree, master, dottorati e specializzazioni, proprio per non appartenere al carrozzone di istituzioni che regolano uno specifico ambiente, riesca ad avere una panoramica più chiara di chi, al contrario, nel carrozzone ci vive e prospera. L'outsider è privo di costrizioni mentali e formali, si può permettere di provare cose mai tentate prima. Col pericolo concreto di scoprire ciò che si reputava impossibile o, peggio, scomodo o addirittura inimmaginabile.

Il progresso, nonostante tutto
Spesso autodidatti, apparenti inesperti e outsider hanno mostrato nuove strade e prodotto invenzioni che si reputavano impossibili.
È risaputo che la Scuola di Pitagora proibì la divulgazione della scoperta di numeri non interi ma ci fu chi andò contro quella proibizione, producendo risultati che hanno contribuito in modo decisivo allo sviluppo della nostra civiltà.
Cristoforo Colombo si imbarcò (letteralmente) in un'impresa che confermò definitivamente certe ipotesi che circolavano da tempo ma che ancora non avevano avuto riscontri effettivi.
Blaise Pascal costruì la prima macchina calcolatrice meccanica, per aiutare il padre nel proprio lavoro. Si pensava fosse un'idea bislacca utilizzare ingranaggi per effettuare operazioni aritmetiche, idea che, invece, si rivelò vincente.
Galileo Galilei andò contro la Chiesa cattolica, basandosi su dati inconfutabili. Fu costretto all'abiura ma le sue scoperte gli hanno dato ragione.
Bill Gates, che ha abbandonato gli studi di Giurisprudenza (e Matematica) presso la prestigiosa università di Harvard, intuì, insieme all'amico e poi socio Paul Allen, che entro la fine degli anni '70 il mercato dei personal computer sarebbe esploso e la gente avrebbe avuto una fame insaziabile di software.
Lo stesso è accaduto a Steve Jobs, anche lui studente universitario che ha mollato gli studi per rivoluzionare in seguito il mondo dei dispositivi digitali, dei film di animazione, della fruizione della musica.
Richard Branson, pur essendo a digiuno delle conoscenze necessarie per gestire una compagnia aerea, ha mollato un business redditizio per dedicarsi al lancio della compagnia Virgin. Non soddisfatto, senza la minima idea di cosa serva per lanciare un razzo in orbita, ha creato una compagnia per inaugurare il turismo spaziale.
Analogo discorso per Elon Musk: dopo aver fondato PayPal, senza conoscere niente di batterie elettriche, ha fondato Tesla, industria che produce auto elettriche. Con minime nozioni di ingegneria aerospaziale, ha intuito che la corsa allo spazio può essere vinta costruendo vettori affidabili riducendone i costi mediante scelte progettuali innovative: adesso i suoi lanciatori sono spesso usati dalle agenzie aerospaziali di vari Paesi.

Il sapere si evolve
La conoscenza, il cosiddetto scibile umano, è in continua evoluzione e volerlo fermare solo per rispettare dogmi e regolamenti è un'illusione. Ci sarà sempre qualcuno che formulerà la domanda giusta a cui, prima o poi, si troverà risposta.
In barba agli esperti e ai sedicenti tali.