IL DISCORSETTO DEL DIRETTORE
"Il direttore ti vuole parlare"
È il secondo direttore di giornale che mi capita di incontrare: ho conosciuto Vittorio Feltri, durante il boom del Sudoku, quando "Libero" mi richiese la fornitura quotidiana di schemi del rompicapo più famoso di inizio secolo. Nonostante ciò, ammetto di essere emozionato: nella mia immaginazione, infatti, un direttore di giornale è una persona che gestisce una squadra di collaboratori, si accolla responsabilità, decide quali informazioni veicolare ai lettori. Un direttore di giornale, insomma, è chiamato a svolgere un compito gravoso e delicato, quindi immagino che sia una persona interessante e dalla quale poter imparare.
Due chiacchiere per rompere il ghiaccio
Il direttore è uomo di mondo, lo si percepisce subito: cerca di mettermi a mio agio, mi chiede di me, sorride senza strafare, ascolta, valuta, annuisce. Mi parla del giornale che dirige e per il quale ho da poco iniziato a scrivere. Si complimenta per alcune nuove idee che volentieri ho proposto e per i miei primi articoli, già pubblicati.
Il discorsetto ripetuto
Poi attacca a parlarmi dell'attività del giornale, del fatto che, essendo io all'inizio, è bene che eviti di contare solo sui compensi ricevuti per poter campare. Rispondo che diventare giornalista è un desiderio che ho sin da quando ero piccolo e che mi rendo conto che potrebbe essere la mia professione ma certo non prima dei due anni canonici per ottenere l'ambito tesserino. Ho già una professione che mi permette una vita dignitosa e quindi posso dedicarmi a questa passione che, un giorno, potrebbe diventare un lavoro.
Ho la sensazione che il direttore non abbia ascoltato una parola di quel che ho appena detto. Ritorna a sottolineare che la professione di giornalista, almeno agli inizi, non è remunerativa e che quindi è bene che continui con quel che già faccio. Poi, si vedrà: se porto idee e materiale buono, le cose verranno da sole.
Mi vedo costretto a ripetere anch'io quanto ho detto e, come previsto, vengo ammonito per la terza volta circa la necessità di non far troppo conto, per arrivare a fine mese, sui compensi giornalistici.
Capisco che non è il caso di insistere: il direttore ha recitato il suo discorsetto, come da copione. Meglio tagliar corto. Mi dico contento di questa bella opportunità che mi viene offerta, mi alzo e mi congedo.
Ma quando pagate?
Nei quasi due anni successivi a questo colloquio, gli articoli scritti per l'editore sono alcune decine. Ognuno di essi richiede di solito qualche ora per essere completato: fra ricerche di informazioni, sopralluoghi, eventuali interviste e stesura vera e propria del pezzo, il tempo vola via velocemente.
La giovane che funge da interfaccia fra l'amministrazione e noi collaboratori ha l'ingrato compito di accogliere le nostre pressanti richieste di pagamenti, soddisfatte solo dopo estenuanti insistenze.
Il direttore aveva ragione: per arrivare a fine mese, meglio non contare sui compensi del giornale.
Fabrizio Nucci Fabrizio Nucci, già direttore del quotidiano "Metropoli day", già presidente del consiglio di amministrazione della Settemari s.c.a.r.l., è stato, insieme a Denis Verdini e altri, al centro di un'indagine della Procura di Firenze, riguardante una truffa aggravata ai danni dello Stato per l'ottenimento di erogazioni pubbliche dai fondi per l'editoria presso il Dipartimento di Informazione ed editoria alla Presidenza del Consiglio.
Fabrizio Nucci è inoltre stato nel consiglio di amministrazione della Banca di Credito Cooperativo Fiorentino, posta, a marzo 2012, in liquidazione coatta amministrativa da Mario Monti, su proposta diretta di Bankitalia che ha giustificato la richiesta appellandosi all'articolo 80 del Testo Unico Bancario: "qualora le irregolarità nell'amministrazione o le violazioni delle disposizioni legislative, amministrative o statutarie o le perdite previste dall'articolo 70 siano di eccezionale gravità".
Rinviato a giudizio, a marzo 2017 Fabrizio Nucci è stato condannato, in primo grado, a una pena detentiva di 5 anni e 10 mesi, all'interdizione perpetua dai pubblici uffici, oltre a risarcire la Presidenza del Consiglio dei Ministri, costituitasi parte civile per la truffa aggravata per i fondi all'editoria, e la Banca d'Italia, per il crac della Banca di Credito Cooperativo Fiorentino.
A luglio 2018, la Corte di appello ha condannato Fabrizio Nucci a 1 anno e 6 mesi di reclusione per il dissesto della Banca di Credito Cooperativo Fiorentino.
A ottobre 2018 Fabrizio Nucci è stato condannato a 1 anno e 9 mesi di reclusione nel processo per fatture false riguardanti il gruppo editoriale che pubblicava, fra gli altri, il quotidiano "Metropoli day". Le oltre 800 fatture fasulle, secondo l'accusa, sarebbero servite per creare passività fittizie al fine di evadere il fisco per svariati milioni di euro. Fabrizio Nucci e altri sono stati inoltre condannati a risarcire l'Agenzia delle Entrate, costituitasi parte civile nel procedimento.