Solo chi paga ha diritto ad accedere al giornalismo di qualità

LA DERIVA LIBERTICIDA

Questo il nuovo precetto di un giornalismo che muore

Cos'è il giornalismo di qualità
Un tipico articolo risponde alle classiche cinque domande:
- Cosa è successo?
- Chi è coinvolto?
- Dove è successo?
- Quando è successo?
- Perché è successo?
Il giornalismo di qualità risponde a queste domande in modo preciso, asettico, il più possibile completo, riportando fonti, allegando immagini e dati, quando necessario.
Tutto qui.

Credibilità in picchiata
Si parla di perdita di credibilità nella stampa odierna ed è facile rendersi conto di quanto alcuni giornalisti si affannino a veicolare informazioni dagli standard decisamente bassi: l'ultimo pettegolezzo su qualche casa reale europea rimanda a un video da cui si deduce chiaramente che le cose sono andate in maniera differente da come le ha spacciate l'articolista; le dichiarazioni di un imprenditore vengono strillate come un importante allarme mentre, a una lettura più approfondita del comunicato stampa, si comprende come l'imprenditore stia muovendosi secondo un piano che, anzi, rivaluterà la propria azienda, leader del settore dato per spacciato.
Sempre a proposito di credibilità della stampa, cosa dire del Sole 24 ore, quotidiano di economia e finanza, che da qualche anno naviga in cattive acque, coi conti in rosso? Che dire de L'Unità, un quotidiano storicamente di sinistra, che licenzia i propri lavoratori e il cui archivio diviene proprietà privata e risulta non consultabile, se non ricorrendo ad alcune copie pirata presenti nel dark web?

Dietro le quinte
I mezzi di comunicazione, di qualsiasi tipo, sono da sempre oggetto di attenzione da parte di chi, per i più svariati motivi, desidera influenzare l'opinione pubblica. L'idea è semplice: più un messaggio viene veicolato, maggiori sono le probabilità che alla fine attecchisca nella mente della gente. Anche se è un messaggio dal contenuto falso e va contro l'interesse delle persone.
La stampa è un veicolo di messaggi e come tale è una delle prede più ambite da chi vuole plasmare l'opinione pubblica.

Il tempo stringe
Il modello della carta stampata che si regge con le sole vendite in edicola e con la pubblicità è tramontato da anni, sia a causa della diffusione della cosiddetta free press (la stampa gratuita, distribuita nelle stazioni e alle fermate di bus e tram), sia alla diffusione del web.
Molte testate si sono riciclate in fretta creando le loro versioni online ma ben presto, anche qui, gli introiti sono risultati insufficienti e così, insieme a notizie tutto sommato interessanti, fanno sempre più spesso capolino notizie che non aggiungono alcun valore, messe lì soltanto per forzare il clic verso un video che è preceduto da uno spot pubblicitario.
Anche questo modello, però, non riesce a supportare i costi di un giornale e allora si sono viste aumentare le esche di clic (clic baits). Il mercato dei media si evolve e non perdona e allora si passa a chiedere abbonamenti per le versioni online, garantendo contenuti di alta qualità ma, di fatto, spacciando contenuti non troppo dissimili dalle versioni disponibili gratuitamente e, comunque, ancora con annunci pubblicitari invadenti.
Anche questa strategia, però, sta mostrandosi insufficiente per promettere un futuro roseo a giornalisti e redattori.

La proposta irricevibile
La richiesta di denaro per accedere a contenuti di alta qualità stona e stona parecchio. Innanzitutto vien da chiedersi: "Allora, quel che leggo online, gratuitamente, è tutta robaccia?" Be', ne avevamo il sospetto e questa richiesta di soldi sembra confermarlo. Poi sorge un'altra domanda: "Ma davvero se pago avrò contenuti di alta qualità?" Facile da verificare: basta frequentare una biblioteca pubblica abbonata a qualche testata online e la risposta è chiara: il diritto di ottenere informazioni corrette viene costantemente violato, anche nei confronti di chi, a fronte di un pagamento, pensa di mettersi al riparo dalle news spazzatura.

I lettori epatici
No, non apatici: ho scritto epatici riferendomi a quei lettori che, per loro stessa ammissione, leggono determinati quotidiani e periodici per farsi venire il mal di fegato a leggere certe notizie. Alcuni articoli, ormai, trasudano bile da tutte le parti e aiutano a comprendere il funzionamento della disinformazione subliminale, a scoprire nuove tecniche per veicolare determinati messaggi. Una buona fetta - purtroppo non è dato sapere la percentuale esatta - di chi continua a leggere le versioni online della stampa tradizionale lo fa per esercitarsi a non farsi più prendere per il naso. Lo si vede dai commenti lasciati a pie' di pagina, tanto è vero che sempre più spesso le redazioni disattivano l'opzione di lasciare commenti, proprio per non offrire più lo spettacolo, assai rivelatore, di lettori scafati e non più disposti a farsi prendere in giro.
Con buona pace della libertà di espressione del proprio pensiero.

La scomparsa dei correttori di bozze
Un'altra caratteristica del giornalismo di qualità è la forma con la quale si esprime, che è di fondamentale importanza. Se l'articolo che riporta una notizia contiene degli errori lessicali o, peggio, sintattici, la lettura ne risulta faticosa e certo non è un esempio di elevati standard di qualità. Ormai anche le testate più note si sono arrese a un'orribile logica di mercato: per ridurre i costi legati alla redazione, si sono eliminati, senza troppi complimenti, i correttori di bozze, personaggi dalla pazienza infinita che per decenni hanno assicurato la correttezza lessicale e grammaticale dei pezzi pubblicati. Questo a tutto detrimento della qualità intrinseca di un prodotto editoriale di largo consumo come un quotidiano, un settimanale o un mensile.
Così chi legge è privato del diritto di accedere a un'informazione ben scritta.

Compensi ridotti = Qualità ridotta
Oltre all'eliminazione dei correttori di bozze, la logica di mercato sembra aver imposto altri sacrifici, a partire dall'abbassamento dei compensi corrisposti per i pezzi prodotti dai giornalisti. Un articolo ben fatto, con il controllo delle fonti, la scrittura e revisione del testo, la ricerca di eventuale materiale fotografico, può richiedere anche qualche ora e si finisce per retribuirlo con somme che oscillano fra i 10 e i 15 euro, nei casi più fortunati.
Chiaramente, per mantenere un introito paragonabile al passato, molti giornalisti hanno accelerato il processo di produzione dei loro pezzi, col prevedibile risultato di creare articoli con contenuti a volte non verificati in modo approfondito. Con tutte le conseguenze immaginabili, come, per esempio, il diritto di chi legge ad avere informazioni controllate e precise.

I diritti violati
Che siano sanciti per legge o siano frutto del buon senso, molti diritti di chi legge sono, come abbiamo visto, regolarmente violati:
- il diritto ad accedere a informazioni corrette;
- il diritto ad accedere a informazioni complete;
- il diritto ad accedere a informazioni presentate in modo asettico, senza, cioè, pregiudizi e atteggiamenti più o meno evidenti di parzialità;
- il diritto a esprimere la propria opinione, se sono messi a disposizione gli strumenti per farlo (vedi testate giornalistiche presenti sui social media e possibilità di scrivere commenti in calce agli articoli);
- il diritto ad accedere a contenuti che davvero aggiungono valore alle conoscenze di chi legge;
- il diritto di leggere contenuti scritti in modo leggibile e senza errori lessicali e grammaticali.
Se non è deriva liberticida questa...